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Recensioni & Interviste
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RASSEGNA
STAMPA
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«Trilogia
del fiume», l'esordio di un universitario
da "La Provincia Pavese" del 28/3/1998 |

Poesie e racconti «made
in Pavia», Confaloniera
ne parla a Castelletto
da "La Provincia Pavese" del 27/10/2007
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"On
the road" in salsa polesana,
un thriller lungo l'argine del Po
da "La voce di Rovigo" del 30/11/2015
"La Provincia Pavese" del 25/10/2018
"Lo
stile narrativo è scorrevole, lineare e semplice, e guida il lettore
attraverso gli eventi come un faro nel buio, senza mai perderlo di
vista, come se lo tenesse per mano. Ambientazioni e atmosfere sono
molto ben descritte e assorbono totalmente il lettore nella lettura,
trasmettendogli quel senso di ansia provato anche dai personaggi. Nel complesso un romanzo davvero gradevole e godibile"
(Micol Borzatta, "Quattro chiacchiere in compagnia")
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Sebbene
la trama sia quella di un thriller, c’è di più. Si parla di diritto alla morte,
nello specifico di diritto
al suicidio,
ma questa tematica si interseca con quella, ancora più complessa, della libertà
di credo. Quando
un credo diventa pericoloso? Quando
bisogna “vietare” una credenza? La risposta è: quando sfocia
nell’estremismo; una risposta attuale che si ricollega ai recenti fatti
di cronaca. Il problema è che l’estremismo
fa presa su persone –
almeno temporaneamente - indifese,
psicologicamente vulnerabili, emarginate dalla società,
quella stessa società che cerca poi di arginare il sopracitato
estremismo.
Ma
allora in che modo bisogna relazionarsi a questioni così complesse che
perturbano l’ordine pubblico e si intersecano con la sfera della
“giustizia”? Reprimendole senza pietà? Perché questo circolo vizioso
non si spezza? È
questa, in effetti, la tematica
centrale di Badlands,
un interrogativo che si pone a cavallo tra etica e
tutela della collettività. Ma Badlands è anche una rottura
dei pregiudizi:
le terre “cattive” non sono quelle in cui Paul finisce durante il suo
viaggio, bensì quelle da cui questi proviene. Sono le terre in cui la
speranza di cambiare, la voglia di andare avanti e la forza interiore
per mettersi in gioco mancano; sono le terre in cui l’amore è un
rischio troppo grande e nessuno tenta la sorte seguendo un ideale o un
sentimento. La massa va avanti senza chiedersi che senso abbia una vita
simile, e allora il modo di essere veramente anticonvenzionali e uscire dal sistema è innamorarsi,
credere in quello che si fa e cavalcare l’onda dell’entusiasmo. Badlands è
un viaggio
geografico e interiore, giocato
sullo schema di un thriller e accompagnato dalla musica.
(Giulia Mastrantoni, "Il Messaggero Veneto")
Il
genere letterario a cui appartiene "Badlands: rules of game" è quello
di un romanzo d'avventura, nelle sue diverse sfaccettature. La trama è
sì complessa e a volte complicata, ma intrigante e ben scritta, e
sicuramente non annoierà il lettore, ma anzi, attirerà la sua
attenzione. Ho trovato questo romanzo anche psicologico: tra le righe
vengono messi in risalto i conflitti interiori dei personaggi, i loro
stati d'animo e i meccanismi mentali che attuano nelle diverse
circostanze che li vedono coinvolti. La descrizione degli ambienti in
cui si svolgono le vicende è molto dettagliata e l'autore riesce a
farli scoprire e abitare dal lettore. Concludo la recensione con una
frase, un po' inquietante forse, del protagonista che permette al
lettore, secondo me, uno spunto di riflessione: "Siamo tutte pedine di
una gigantesca scacchiera. Ognuno ha il suo ruolo. Devo capire chi è la
mano che comanda le mosse...". Si potrebbe interpretare in tanti modi,
ma per Paul ha un suo profondo significato che scoprirete leggendo il
libro.
(Maria Grazia Bottone, "Oltrepò Lombardo")
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Tutto è riuscito alla perfezione in questo "Badlands:
Rules of Games" (seguito di "Badlands Along Po River"): la descrizione
di una provincia sonnacchiosa e custode di sottocutanee mostruosità (e
qui non può non venire in mente il gotico padano caro al Pupi Avati de
"La casa dalle finestre che ridono" o il "Dellamorte Dellamore" di
sclaviana memoria); il sesso visto come motore propulsore dell’agire
umano; le sette sataniche e la magia nera che prolifera nell’entroterra
italico (e fa capolino il POV di "Blair Witch Project" e l’odore di
zolfo emanato da "Angel Heart"); l’indagine poliziesca che mixa con
sorprendente disinvoltura prostituzione e omicidi, risate e gang di
magnaccia. Ma quello che
più sorprende in questo incredibile circo barnum, è la capacità
dell’autore di squarciare il velo di demenzialità con improvvisi lampi
di incontenibile malinconia e con meravigliosi quadri di antropologia
sociale. Ne fuoriesce un quadro esilarante e tragico, disarmante e
grottesco di un’umanità alla deriva.
(Bibliotheka)
Un
romanzo con imprevisti e incognite che non fanno trapelare il finale né
tantomeno il proseguimento dei fatti che si succedono creando così nel
lettore una buona aspettativa. L’autore è riuscito a creare
un’atmosfera surreale e magica, che risucchia in una realtà che, per
quanto distante, ci appare dinanzi agli occhi grazie ad esposizioni
scrupolose e stimolanti, e il fondere il fantasy al thriller è
sicuramente un valore aggiunto che potrebbe attrarre diversi target di
lettori.
(La Caravella)
Sembra
un po' il Texas la Pianura Padana raccontata in questo romanzo a tinte
forti. I tre "guasconi", Filo, Lollo e Paul (voce narrante), si
ritrovano invischiati in una storia che sembra uscita da un film
horror: un giro di prostitute si rivela in realtà una setta di streghe
- nere e bianche - decise a istituire un culto satanico nella zona del
fiume. A dare avvio al tutto è il ritrovamento di un cadavere (a cui
seguiranno altre morti violente). Fra la reticenza degli abitanti dei
dintorni e scenari naturalistici che sembrano acquerelli gotici, il
trio scoprirà la responsabile a capo dell'oscuro complotto. Il
linguaggio è colorito, ma aiuta a caratterizzare un ambiente umano non
bon-ton; sono apprezzate le descrizioni che danno profondità
scenografica alla storia e la calano in un contesto vivido e realistico.
(Planet Book)
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